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Umberto Spurio ha dato vita a Ischia Meteo e ne è il gestore. E' diplomato in informatica e coltiva la passione per il meteo e per la geologia da autodidatta


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:: ALLUVIONI AD ISCHIA ED EVENTI ESTREMI ::

L'isola d'Ischia ha sempre avuto uno stretto rapporto tra piogge (e in misura diversa terremoti)
e fenomeni di grande trasformazione del territorio.
In un epoca di abbandono delle campagne, di elevata densità abitativa, di sviluppo urbanistico irrazionale
e non programmato, pensare che il meteo sia solo utile per ammiccare al turismo è un grave errore.
E' necessario invece educare gli abitanti di Ischia alla conoscenza del territorio,
alle possibilità che esso offre alla loro esistenza e alla loro economia,
ma anche ai rischi per la vita derivanti da intense precipitazioni atmosferiche
su questa stupenda e fragile isola che ha bisogno di un approccio radicalmente diverso,
da parte delle Istituzioni ma anche dei singoli cittadini.


Mappa geologica di Ischia
Mappa geologica Isola d'Ischia

Carta ambiti fisiografici e frane Isola d'Ischia
Carta ambiti fisiografici
e frane Isola d'Ischia

Periodicamente il territorio dell'isola d'Ischia è interessato da alluvioni ed altri eventi estremi nel campo del dissesto idrogeologico; con minore frequenza si registrano eventi sismici i quali hanno però un influenza sullo sviluppo di frane anche a distanza di tempo.

Tutto questo accade per la natura stessa di Ischia che é il risultato di una complessa evoluzione vulcano tettonica di cui il Monte Epomeo rappresenta solo la parte più evidente.

La prima mappa pubblicata qui a lato evidenzia la grande diversità geologica dell'Isola d'Ischia; la seconda offre importanti informazioni storiche per la valutazione della propensione al dissesto nell'isola (autori Sossio Del Prete e Rita Mele che si ringraziano).

Per semplificare, possiamo dire che l'isola é geologicamente costituita da due grandi famiglie di materiali:
-materia lavica coerente e impermeabile alle piogge
-materiali incoerenti permeabili alle piogge e soggetti a sciogliersi o a mobilitarsi in presenza di piogge consistenti, stiamo parlando di ceneri, lapilli, pomici, detriti.
Sono i materiali di questa seconda famiglia che in determinate circostanze generano le colate fango detritiche, altrimenti definite debris flows. 
In quali circostanze si generano i debris flows? Un presupposto che questo accada é che queste masse siano su versanti ripidi e che la loro mobilizzazione non sia mitigata da opere appositamente progettate e realizzate.
I valloni ("cave") del versante del Monte Epomeo a nord di Ischia ricadenti nei Comuni di Casamicciola Terme e di Lacco Ameno hanno tali caratteristiche. Esiste ampia dimostrazione che il versante settentrionale (Casamicciola Terme e Lacco Ameno) come quello occidentale (Forio) sono storicamente interessati da colate di fango detritiche: i blocchi tufacei di notevoli dimensioni e cubature localizzati in molteplici punti. Nell'area di Casamicciola Terme interessata dall'evento del 2022 (Celario-Rarone)  la presenza di blocchi tufacei storici di notevoli dimensioni è ben visibile. Con l'evento del novembre 2022 sono stati mobilitati nuovi enormi blocchi tufacei ed altri sono in procinto di mobilitarsi in caso di forti piogge e della formazione di nuove frane. 

Abbiamo iniziato a monitorare le precipitazioni atmosferiche dal 2007, epoca del debris flow che interessò Monte Vezzi, poi durante l'alluvione del 2009 ed oggi quella del 2022. Possiamo dire che i tre eventi si sono verificati in concomitanza di piogge che hanno superato almeno il valore di 6 mm per ora (corrispondenti a 60 litri per ogni metro quadrato di suolo). Ricordiamo che nella scala delle precipitazioni atmosferiche  il valore di 6 mm/h non è il più estremo, ad esso si susseguono altri due valori, ossia 10 mm/h (definito "rovescio" ma ha un carattere limitato nel tempo) e oltre 30 mm/h che indica un nubifragio.
Nella sola giornata del 26-11-2022 il cumulo di pioggia più alto è stato di 176.8 mm registrato dal pluviometro della stazione meteo di Forio, mentre 145,4 mm è il dato registrato dal pluviometro più vicino al punto di innesco del debris flow, ossia Serrara.

Tuttavia, la sola misurazione delle precipitazioni atmosferiche ha esclusivamente carattere statistico ma non salva vite umane e non tutela il territorio. Gli eventi impongono di operare su due direttrici che possiamo sintetizzare in questo modo:

PREVEDERE E PROVVEDERE

Si prevede:

  - attivando un servizio di monitoraggio geologico costante del territorio
  - misurando le piogge che sono la causa scatenante delle colate detritico fangose

Si provvede:
- mantenendo puliti gli alvei dei canaloni provvedendo alla rimozione di tronchi, massi instabili e materiale incoerente di una certa consistenza
- realizzando le opere che riducono il rischio di colate detritico fangose (reti anti debris flow, terrazzamenti con muri a secco imbrigliati in gabbioni metallici, recupero delle opere pre esistenti, pulizia degli alvei, revisione delle opere che intubano i flussi in caditoie  assolutamente insufficienti alla reale portata degli stessi)
- attrezzando una macchina della sicurezza con uomini e mezzi  il cui obiettivo è un'efficace gestione dell'allerta meteo, che provveda allo sgombero  precauzionale delle zone a rischio a prescindere dalle mappe ufficiali. Le zone a rischio sono già ben individuate dai tecnici in base al monitoraggio del territorio. Nel caso specifico ogni vallone posto su un versante ripido composto da materiale incoerente costituisce, in caso di piogge di una certa consistenza, un potenziale rischio per le zone antropizzate poste lungo il percorso del vallone. E' prima di tutto una questione di buon senso e di logica, le carte servono ai burocrati per giustificare le loro scelte che, come abbiamo visto, non hanno impedito la perdita di vite umane.

Tutto questo ha un costo economico ed è frutto di scelte politiche che hanno una priorità.
In una fase in cui le spese militari sono nell'ordine dei 25 miliardi di Euro per anno, con un progetto di portarle al 2% del PIL nazionale, ossia almeno a 30 miliardi l'anno, è legittimo chiedersi se è prioritario farlo e lasciare la popolazione a convivere col rischio idrogeologico connaturato all'intera Italia oppure questa priorità va rivista; lo stesso dicasi per un programma di opere pubbliche per mettere in sicurezza il territorio nazionale, cosa che produrrebbe una ricaduta economica su molteplici settori produttivi, commerciali e professionali.

Dopo l'indignazione, dopo i funerali, dopo la conta dei danni, i cittadini devono focalizzare questo aspetto della questione chiedendosi se gradiscono un qualsiasi governo che metta al primo posto altre priorità e non quella della sicurezza delle loro vite e dei loro beni.
Dare la colpa di quello che accade ai cambiamenti climatici non ha molto senso: il pianeta da sempre vive tra glaciazioni e riscaldamento globale, i debris flows risalgono a epoche remotissime e non sono magicamente apparsi nell'ultimo secolo come sembrano affermare i sostenitori del riscaldamento globale sorto per effetto dell'industrializzazione che è certo una concausa, ma di fronte ai periodici cicli di riscaldamento che hanno interessato la Terra essi sono marginali.
Allo stesso modo, le polemiche sull'abusivismo miranti a focalizzare sui soli cittadini la responsabilità, trovano la loro giustificazione istituzionale in un vergognoso scaricabarile. Le responsabilità dei cittadini consistono nell'aver scelto la via più breve nell'edificare fuori dalle norme e di non aver preteso il rispetto dei propri diritti, assoggettandosi alle istituzioni compiacenti, errore spesso generato dalla mancata conoscenza del territorio e da un uso speculativo di questo mutuato dalle speculazioni di chi ha il potere dei soldi, in un contesto culturale in cui le leggi di mercato sono al di sopra di ogni cosa e dello stesso interesse nazionale; ma le Istituzioni hanno la più grave responsabilità di non aver favorito lo sviluppo sostenibile con Piani Regolatori, non aver realizzato le necessarie opere, non aver curato quelle esistenti, non aver attivato un monitoraggio basato sulla effettiva partecipazione degli utenti del territorio, non aver promosso il ritorno alle campagne e la manutenzione dei boschi anche con adeguate facilitazioni fiscali.

 
Umberto Spurio, 10-12-2022


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